Se analizziamo la società mercantilista odierna e la scardiniamo elemento per elemento, tra le note, ne troviamo una che, potrebbe suonare stonata, ovvero il populismo, questo dona all'uomo distratto l'illusione di ribellione ad un sistema che in verità ne è padrone e manovratore.
Potente alleato di certa “modernità”, il populismo aiuta a distruggere la moralità che stava alla base dei movimenti ideologici.
Questo connubio di cose ha amplificato la corruzione morale degli animi, incentivato le clientele, i mercantilismi, le baronie ed i nepotismi, questo a livello locale, nazionale ed internazionale, oggi più che mai moltiplicati all'ennesima potenza.
Le grandi tematiche sono state sostituite con mugolii provinciali, con finti miti di progresso, con retoriche pacifiste, con giustizialismi legalitari. Partiti con programmi ed idee misere (vedi Lega Nord) e peggio ancora veri e propri comitati d'affari hanno preso il posto dei grandi movimenti ideologici del novecento, tutto questo in nome di una presunta democrazia.
I giovani in balia del consumismo più sfrenato vivono all'insegna di un turbocapitalismo vorticoso, altri nei centri sociali a bruciare l'esistenza, i “migliori” credendo di avere una sorta di responsabilità civile territoriale aderiscono a movimentucoli locali da quattro soldi (l'orticello), divenendo automi inconsapevoli del sistema.
Oggigiorno, il populismo di varia natura, il separatismo, l'egoismo regionalista o semplicemente il localismo, sono i più potenti alleati dei poteri forti massonico-bancari che attanagliano l'Europa e tutti i popoli del mondo.
Se focalizziamo l'attenzione su una delle tante facce del populismo, ovvero il localismo, potete capire la portata disastrosa che rappresenta, semplicemente moltiplicandolo in una miriade di movimenti, per altrettante comunità locali e regionali.
Tuttavia non bisogna confondere le sacrosante ragioni dei cittadini sulle questioni locali col populismo localista, che pur elevandole a valore squisitamente civile, non possono e non devono divenire il presupposto politico per la formazione di un movimento o gruppo politico, specie quando tali istanze si trasformano in campanilismo sterile, che trova humus culturale nella frustrazione della provincialità dell'individuo periferico, peggio ancora amplificandosi nella psicologia di massa di uno stadio calcistico.
Questo orrendo cancro sociale, mina mortalmente il sentimento nazionale e l'unità di popolo (il collante nazionale), manna dal cielo per chi brama di distruggere le sovranità nazionali dei popoli, questo a favore di una globalizzazione economica che rende l'uomo e le nazioni (una volta liberi) mera merce di scambio.
Il populismo (figlio anch'esso del materialismo storico), evolutosi in una malattia cronica, fa perdere di vista il principio stesso dell'uomo spirituale ed eroico.
La sua paternità storica è rintracciabile nei disvalori materialistici della rivoluzione francese, ieri si chiamava giacobinismo, si trasformò presto in marxismo, ed oggi s'è riciclato in populismo, raggiungendo nel nuovo secolo l'apoteosi di se stesso.
Vive purtroppo uno stadio evoluto, ha acquisito pericolosamente una sua ferrea immunità ed inattaccabilità, visto le varie sfaccettature che lo rendono non immediatamente riconoscibile in un troncone politico unico, ma, in diversi tra di loro superficialmente contrastanti.
Esattamente come il capitalismo non crea manifesti, teorie, dottrine, programmi ben definiti e modelli di civiltà, agisce nel caos più assoluto, non mette ordine al proprio interno e porta l'acqua al mulino d'un manipolo di oscuri padroni globali.
Preso atto del problema, dobbiamo epurare la nostra area politica dalla possibile fascinazione a taluni movimenti populisti, difatti il militante forzanovista deve distinguersi da certi attivisti (in buona o cattiva fede che siano), imbruttiti dalla pochezza politica, morale, spirituale e da quelle dinamiche che fanno del populismo aggregazione atta a creare comitato.
Un gruppo di uomini che non ha idee di carattere superiore (sociali, patriottiche, trascendentali, metapolitiche, ecc.) ha come unico scopo recondito l'affare.
Questi comitati agiscono sulle masse facendo leva su suggestioni simboliche di carattere pseudo-storico, altri a miti di progresso e sviluppo territoriale, oppure a campanilismi vari e tutto quello che può allontanare gli elementi di una determinata società dall'intraprendere una strada politicamente retta.
Non sto qui a fare l'apologia delle ideologie (o degli “ismi” come i falsi profeti della modernità amano liquidare) da contrapporre al populismo, ma è chiaro come la luce del sole che l'assetto ideale dava ai partiti spessore morale, e nel caso specifico di una di queste ideologie, dava ai giovani idee di ordine superiore per cui lottare ed in taluni casi eroici anche morire, indiscussa palestra di vita, vera e propria scuola di formazione spirituale, insomma l'antitesi stessa del populismo, vera cancrena sociale che trascinerà l'uomo alla decadenza assoluta.
In questa epoca oscura, fatta di false speranze, l'unica rivoluzione che spaventa i poteri forti (le banche, le lobby giudaico-massoniche e le congreghe mondialiste) è la nostra rivoluzione, quella che vuole uomini e donne liberi, sociali e nazionali nella propria patria natia: la rivoluzione nazionale e sociale!
Il capitalismo non di certo teme la porchetta delle sagre leghiste, gli slogan territoriali dei gruppuscoli locali (sudisti o nordisti che siano), le liste civiche elettorali “stanche” di qualcosa o di qualcuno, i “vulgar day” dei grillini, oppure gli sproloqui dislessici di Antonio Di Pietro.
Bisogna oggi più che mai unirci sotto un unica battaglia quella della “sovranità nazionale e della giustizia sociale”, il resto piccole idee per piccoli uomini!
www.forzanuovacalabria.blogspot.com
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